Qui ci starebbe bene il mio solito detto “Ma voi cosa avevate capito?” e una “massima” che mi sono inventato io per esprimere in molti casi (purtroppo) l’ amarezza che provo leggendo questo genere di notizie, questa ultima dell’ associazione benefica (di benefico ha ben poco) che raccoglieva cibo per i poveri ma poi lo usufruiva per altri scopi non mi trova sorpreso per nulla, anzi ero certo che prima o poi qualcosa sarebbe saltato fuori, in Paese come il nostro dove sembra che “ogni cittadino abbia a disposizione una propria associazione che lo aiuta” mi sembrava strano che qualche “magagna” come questa non si fosse ancora presentata.
Così a Ponzano Veneto bella cittadina in provincia di Treviso salta fuori che un associazione onlus che si occupava di raccogliere provviste alimentari da destinare a i bisognosi vendeva per suo conto una buona parte dei generi alimentari dati in dono dai cittadini presso ristoranti della zona traendone il dovuto profitto.
Se ricordate bene qualche, settimana fa era venuto alla luce che anche alcuni “furbetti” che si occupavano di raccogliere vestiario dai cassonetti Caritas da dare ai poveri rivendevano i capi usati per loro conto, insomma avevano creato una sorta di business a costo zero (per loro) ma dai guadagni facili.
In tutto questo contesto risulta chiaro che quanto di buono viene creato da quelli che realmente spendono il loro tempo creando vera solidarietà cristiana è in parte rovinato da questi che con la solidarietà non hanno nulla a che vedere (sono tutt’altra cosa).
Alle forze dell’ ordine non è rimasto altro che denunciare due parenti che erano rispettivamente Presidente e vice Presidente di questa associazione benefica (incredibile proprio quelli che dovevano vigilare ed assicurarsi che tutto andasse fatto nella maniera più corretta), il reato contestato ai due “furbetti del cibo” sono: truffa ai danni dello stato e appropriazione indebita.
Da quanto è emerso sembra che gli stessi 2 compari (nonché parenti) trattenessero in una sorta di magazzino privato buona parte di quanto raccolto a nome della solidarietà con la scusa di darlo ai volontari a titolo di ricompensa per il sevizio svolto, ovviamente lo scopo era tutt’altro, infatti gli stessi una volta “stipato” il tutto lo rimetterlo in circolazione presso ristoranti che compravano la merce con regolare fattura emessa da una società che i due si erano creati (avevano pensato a tutto).
Sono stati alcuni volontari che insospettiti da questo comportamento hanno sporto denuncia soprattutto perché insospettiti che le merci più “prestigiose” finissero in una direzione al equivoca.
Personalmente non credo che questo sia un caso isolato, tuttavia spetta a chi di dovere verificare che questi enti siano realmente quello che dicono (un mio parere da visionario).
Se avete qualche commento da fare oppure volete correggere quanto scritto vi invito a inviare un vostro messaggio. Grazie.
Il video è solo di esempio ma da un’ idea di cosa succede.