Ancora furti di rame e ancora alla Sirma di Porto Marghera. Evidentemente la crisi economica che in questi ultimi anni sta attraversando il nostro paese e più in generale mezza Europa, sta aumentando la ricerca del prezioso metallo che, anche se di recente ha subito un lieve calo nel suo prezzo alla vendita viene comunque chiamato “oro rosso”. La notizia di un’ ennesimo furto di rame presso lo stabilimento Sirma (chiuso nel 2008 dal proprietario Stefano Gavioli) ormai sotto sequestro giudiziario è di qualche giorno fa, a riportarla è stato il Gazzettino di Venezia.
Sembra che (manco a dirlo) lo stesso stabilimento oramai senza custodi venga preso continuamente di mira da quanti danno la “caccia a questo metallo che frutta parecchi euro al chilo se “pulito” e venduto a grossisti.
A finire nei guai questa volta un cittadino di Mira in provincia di Venezia ultra settantenne e un kosovaro di 35 anni, che proprio nel mentre di una visita di un Magistrato che era sul posto per un sopralluogo erano intenti a sottrarre rame per poi caricarlo nel bagagliaio dell’ auto.
Arrivati sul posto, le forze dell’ ordine hanno sorpreso i due “ladruncoli” praticamente con le mani nel sacco, costatando anche che nel bagagliaio dell’ automobile erano stati già caricati circa un quintale di spezzoni di rame tra piattine e cavi.
Questo genere di furti ormai sono una consuetudine soprattutto quando si tratta di fabbriche abbandonate e senza nessuna vigilanza, la stessa tipologia di furto che risulta estremamente pericolosa, in quanto anche se la Sirma è stata chiusa da diversi anni al suo interno ci sono/ci potrebbero essere ancora apparecchiature sotto tensione.
Come non ricordare la tragedia accaduta lo scorso anno quando Lili Tavani un operaio di 33 anni di origini albanesi, rimase folgorato e perse la vita proprio mentre cercava di sottrarre rame da una cabina elettrica che per sua sfortuna era ancora in esercizio; sempre presso la Sirma, qualche mese dopo un gruppo di ragazzi cercò di organizzare un rave party incuranti del pericolo in cui potevano incorrere tra lastre di amianto e prodotti nocivi che ancora sono presenti all’interno dei vari reparti stabilimento che ai “tempi d’ oro” produceva materiali refrattari per l’ industria siderurgica.
Vi confesso che quando sento parlare della Sirma mi “assale” la tristezza”, non tanto perché ero un ex dipendente, ma per il semplice fatto che all’epoca in cui “scoppio” la crisi presso questo ormai dimenticato stabilimento qualcuno forse poteva fare di più per salvaguardare l’ occupazione, senza restare indifferenti e lasciare che 250 operai venissero licenziati.
Io stesso dopo 6 anni dalla chiusura della Sirma non ho ancora un’ occupazione stabile. Se volete commentare avete tutto lo spazio necessario. Grazie.