Tra i nostri lettori più affezionati c’è ne uno (Paolo) che abita nel Regno Unito, di tanto in tanto ci scrive per manifestarci il suo disappunto su diversi argomenti tra cui quello sul mondo del lavoro che in questi ultimi anni è diventato una sorta di “vincita al SuperEnalotto” in quanto è molto difficile trovarlo, sembra che tutti i preposti a risolvere questo alquanto preoccupante dramma sociale abbiano qualcosa di più importante da fare, diciamo che ogni tanto fanno saltare fuori i soliti proclami ma di concreto non si arriva a nulla .
Ecco quanto scrive Paolo: “Ciao a tutti, oggi voglio spendere due (2) parole a favore dei disoccupati. Io sono amareggiato per questo grande problema che dopo tutto interessa non tutta la maggioranza della popolazione, ma soltanto chi è senza lavoro. Ormai noi tutti siamo diventati come dei malati terminali a cui la terapia a questo punto non fa nessuno effetto e siamo in attesa di qualcuno che inventi una nuova medicina per risollevarci. Io ho detto mille volte che siamo ritornati indietro di 50 anni, e bisogna tirarsi su le maniche, come hanno fatto le generazioni che ci hanno preceduto negli anni 60, bisogna incominciare a parlarsi di nuovo fare assemblee di partito, riunioni sindacali e questo lo rivolgo soprattutto alle nuove generazioni come facevamo noi negli anni 70/80, noi combattevamo non solo contro i padroni, ma anche contro i crumiri, e lecca padroni che tradivano la lotta operaia. Noi a quel tempo abbiamo conquistato tante cose. Questo per me sarebbe un una terapia per guarire dalla malattia terminale.“
E’ chiaro che quanto scritto da Paolo rispecchia la situazione di “stallo” che si trova nel nostro Paese e più in generale nel resto d’ Europa, le notizie che arrivano da diverse situazioni drammatiche come la quelle della Grecia e Spagna dovrebbero far riflettere quanti non hanno ancora mosso un dito per contrastare tale crisi economica ma si limitano solo a fare dei “peggioramenti”.
Se volete scrivere aggiungendo la vostra opinione a questo post vi invito a farlo. Grazie.