Purtroppo l’ Italia è ai primi posti per gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro, questo è un triste primato ma d’altronde lo si sapeva già anche se sostanzialmente il dato non interessa quasi a nessuno, tranne in alcuni casi dovuti ai “festeggiamenti” da parte dell’ INAIL per la loro quantità che nei “numeri” sembra diminuire ma solo grazie alla minore quantità complessiva di operai che lavora (mezza Italia è disoccupata). ma se questo è un dato di fatto, quello che più mi rammarica è che in alcuni casi il risarcimento per la morte di un operaio sul posto di lavoro da parte dell’ istituto contro gli infortuni diventa alquanto “misero”.
E’ il caso di Bruno Cavicchi, papà di Nicola Cavicchi rimasto senza vita nel crollo del capannone dove lavorava durante il tremendo terremoto che ha colpito l’Emilia nel Maggio del 2012, sembra che l’ INAIL gli abbia versato per l’ accaduto un assegno di circa 2.000 euro, mentre da alcuni risconti, per la morte di un cane l’ INAIL risarcisce il proprietario con cifre che in alcuni casi si raddoppiano (4.000 euro).
Certo non è tanto la cifra in se stessa che fa infuriare me, e le persone oneste (per la morte di un figlio non ci sono cifre), ma per una sorta di “offesa” che un papà deve ricevere in questi casi.
L’ INAIL comunque si giustifica dicendo che purtroppo la legge attuale è questa, e prevede queste cifre (mi piacerebbe sapere chi ha fatto, e firmato una legge del genere).
Mi auguriamo che ci sia in questi casi una sorta di errore, e che tutto si possa risolvere nella maniera più equa, altrimenti la legge in questione a mio modesto papere va cambiata al più presto.
Se volete dire la vostra, o aggiungere/correggere/integrare quanto scritto su questo increscioso, e doloroso post vi invito a farlo con un messaggio. Grazie.