Purtroppo, un’ altro disoccupato si è tolto la vita per disperazione, succede ormai tutti i giorni, e senza che quasi nessuno faccia niente per contrastare tale fenomeno, anzi per qualcuno sarebbe meglio tenere questi avvenimenti nascosti senza farlo sapere troppo in giro soprattutto in questo periodo di campagna elettorale.
L’inizio di questo “post” sembrerebbe sarcastico, ma non vuole certo offendere la memoria del disoccupato defunto, di articoli simili questo blog ne ha decine e francamente sono sfinito e angosciato di dover pubblicare quasi tutti i giorni simili notizie.
Si chiamava Agostino Cantarello 45 anni, abitava a Mejaniga una frazione di Cadoneghe in provincia di Padova. Disoccupato da anni ha voluto farla finita impiccandosi nella cucina dell’appartamento in cui abitava, la cosa che più mi lascia perplesso, è che Agostino aveva tentato in passato il “gesto estremo” senza riuscirci, ma questa volta il “dramma” si è consumato fino in fondo.
Qualcuno dunque sapeva della situazione di Agostino, ma forse non ha fatto nulla, ho non ha fatto abbastanza per impedire il ripetersi di tali circostanze; Agostino nonostante fosse disoccupato percepiva una piccola pensione di invalido civile, che gli ha permesso di tirare avanti fino al giorno in cui si è tolto la vita.
La sua situazione non era certo delle migliori, ma a peggiorare la già delicata condizione è stata la notizia che anche Chiara, la compagna con cui viveva era stata licenziata. “Non stavo molto bene racconta Chiara, ero andata a riposarmi sul letto per qualche ora e quando mi sono alzata per andare in cucina, e me lo sono trovato davanti, ho subito tagliato la corda e Agostino è caduto a terra, poi ho chiamato subito i soccorsi.
“Speravo che si salvasse come le altre volte, ma dopo circa un’ora i medici mi hanno detto che era morto. E adesso come faccio ad andare avanti? Sono anch’io senza lavoro, rischio di perdere la casa perché era di proprietà di Agostino. I servizi sociali sapevano della nostra situazione, ma ci dicono continuamente “metteremo tutto a posto, ci vuole pazienza, ci rivediamo la settimana prossima. E intanto i giorni passano e i problemi continuano a restare. Mi auguro che qualcuno ora mi possa dare una mano“.
Nel drammatico racconto di Chiara, si citano i Servizi Sociali che in questi ultimi anni stanno affrontando come meglio possono i casi come questo, nonostante i loro ormai “pochi mezzi” a disposizione, perché ovviamente mancano i soldi necessari per seguire dignitosamente caso per caso.
Ma perché i soldi mancano in tutte queste strutture? La situazione è sotto gli occhi di tutti, a Voi ogni commento in merito. Grazie.