Non glielo posso dare il numero civico perché non c’è! Ho dovuto rispondere cosi ad un’ impiegata delle poste quando qualche giorno fa mi sono recato a fare un telegramma alla famiglia di un mio caro amico che era deceduto.
Purtroppo è cosi, nel nostro Paese ci sono molte abitazioni “abusive” alcune fatte per pura necessità altre invece per vero tornaconto personale, fatto sta che il problema più evidente di questo genere di abitazioni sono i “servizi collegati” che ovvia mente non ci sono.
Spesso in questo contesto (per ovvie ragioni) mancano strade adeguate e la relativa illuminazione, oltre a questo particolare non di poco conto mancano pure gli allacciamenti fognari, l’ acquedotto e le ovviamente le linee elettriche (quelle casalinghe).
Alcuni definiscono impropriamente l’ edilizia abusiva come una “piaga sociale”, in parte potrebbe essere vero (sottraggono varie tasse e balzelli) ma come accennato sopra spesso queste costruzioni sono costruite abusivamente per necessità, alcune fatte alla “meno peggio” con il minimo indispensabile mancano gli intonaci esterni e le varie rifiniture, poi per i vari allacciamenti ci si affida al “buon cuore” delle grandi aziende che distribuiscono il sevizio che tuttavia e con qualche “scappatoia” non sono insensibili a queste richieste.
Da diversi anni sento parlare in modo discontinuo di “condoni edilizi” in buona sostanza sono leggi che una volta approvate permettono (dietro pagamento di una sorta di penale), di regolarizzare quanto si è fatto abusivamente, questo permette soprattutto alle varie amministrazioni di percepire le regolari tasse che altrimenti resterebbero evase, e ai vari proprietari di “dormire sonni tranquilli”.
Regolarizzare un’ abitazione abusiva permette di ottenere il famigerato numero civico tanto “amato” dai porta lettere oltre ai vari servizi collegati, ma spesso chi si trova in difficoltà economiche preferisce prendere “il treno seguente” nel senso che rinvia al condono edilizio successivo la propria regolarizzazione della casa.
Torniamo al mio telegramma, l’ addetta presso l’ ufficio postale dove ho spedito il telegramma è rimasta molto perplessa quando gli ho riferito che il numero civico non c’è, ma che comunque ero molto fiducioso che il dispaccio sarebbe arrivato lo stesso, successivamente la stessa (un po’ seccata) mi dice che il porta lettere avrebbe avuto difficoltà a trovare l’ esatta ubicazione del destinatario e mi chiede se ero sicuro di volerlo spedire, prontamente rispondo di si e aggiungo che quella abitazione abusiva faceva parte di un’ intero quartiere non in regola costruito nei primi anni ottanta e comunque in una piccola cittadina dove di solito si è tutti amici o parenti (quindi).
Ero riuscito a convincere l’ impiegata promettendole che se il telegramma fosse arrivato sarei andato a riferirlo, ma per quest’ultimo particolare credo dovrò attendere qualche mese il tempo necessario che arrivi il classico bigliettino di ringraziamento.
Aldilà di tutta questa storia più o meno interessante mi resta l’ amarezza per la scomparsa del mio vecchio amico, e forse a lui non interessa se il telegramma arriverà o no. Se volete commentare questa mia avventura in posta scrivete un messaggio. Grazie.
Il video è solo un’ esempio e non ha nulla di collegato con il post.