Il precedente governo (quello diretto dal Senatore Mario Monti), sostenuto da quasi tutte le “forze” politiche, nel periodo in cui è stato in carica ha approvato diverse leggi “discutibili”, una tra tutte, la più “cattiva” è stata la riforma delle pensioni (riforma Fornero), che per una non meglio precisata “azione futura” nei confronti dei nostri figli si è provveduto ad innalzare l’ età pensionabile a 42 anni.
La “cosa ovviamente ha trovato parere favorevole tra tutte le forze politiche che sostenevano la maggioranza (fin quando si è convenuto), ed è stata subito messa in atto nel quasi totale silenzio di che doveva difendere i pochi diritti rimasti dei lavoratori (quelli che lavorano veramente).
Nessuna incostituzionalità è stata sollevata anche quando si è capito che la riforma risultava essere un disastro, soprattutto per quelle future generazioni che tanto doveva tutelare (se gli anziani lavorano fino a 42 anni i giovani quando trovano lavoro?).
Nulla di fatto neanche dal nuovo governo presieduto dall’ Onorevole Enrico Letta, che a dire il vero un piccolo passo indietro lo ha fatto introducendo delle piccole correzioni, si potrà lasciare il lavoro anche prima, ma si dovrà pagare una penale (incredibile)! Quello che più mi amareggia è la totale assenza di attenzione da chi (come detto sopra) deve difendere i diritti (quasi tutti eliminati) dei lavoratori.
Nessuna ostruzione dunque è stata fatta quando l’ allora governo Monti varava questo tipo leggi, e la maggioranza che lo sosteneva (sia di destra che di sinistra) dava pieno appoggio incondizionato.
Lasciamo il “nodo” spinoso delle pensioni, augurandoci che nell’ immediato futuro qualcuno sappia fare i conti per bene, reintroducendo le vecchie norme che davano la possibilità di andare in pensione (piena, senza penalità) dopo 35 anni (anche troppi rispetto ad altri privilegi che chi “dirige” ha, e senza contare che ci hanno portato allo stato in cui siamo); ritorniamo all’operato del passato Governo Monti, che oltre alle leggi sulla riforma delle pensioni, ed altre tasse e balzelli vari, si era prefissato di dare una “sforbiciata” ad alcuni enti come le Province riducendole di numero in modo considerevole, e con l’ obbiettivo di eliminarle definitivamente man mano che i presidenti e le amministrazioni decadevano dall’incarico; purtroppo chi ha scritto tutto l’ iter (gli stessi di IMU Pensioni ecc.…), non ha probabilmente tenuto conto di particolari importanti, tanto, che è bastato ha rendere il provvedimento incostituzionale.
Tutta la vicenda per l’ abolizione delle province “suona” in modo strano, visto che le persone che hanno redatto la pratica sono dei competenti in materia. Ora, la domanda nasce spontanea, è stata una “svista” involontaria o voluta? Cosa succederebbe se venissero abolite le Province? Sostanzialmente nulla, visto che le competenze passerebbero ai Comuni che prenderebbero in carico il personale sufficiente (impiegati e operai), che si occuperebbero della manutenzione di tutto quello che prima era di competenza delle Province.
Qualcuno comunque perderebbe il posto, o per meglio dire la “poltrona”, Presidenti, vice, consiglieri, assessori, e via via si troverebbero senza “carica”; e chi rinuncerebbe a questo “privilegio”? L’ attuale governo comunque è corso ai ripari, ed ha riscritto la procedura ma stranamente questa necessita di molta “calma” per essere studiata nei minimi particolari, il periodo necessario a tutto questo procedimento si aggira intorno ai 6 mesi (si avete capito bene 180 giorni, mentre qualche anno fa per Imu e pensioni ci sono voluti meno di 30), ben sapendo che questo esecutivo non ha tutto questo tempo!
A voi ogni commento in proposito, e ricordate non c’è peggior “sordo” di chi non vuol sentire!
Ci girano sempre intorno, hanno gli amici a cui non voglion far perdere la poltrona!