Re Filippo VI di Spagna ha rimosso il titolo di “duchessa di Palma” della sorella, la principessa Cristina, la stessa si trova a dover affrontare un processo con l’accusa di evasione fiscale; accuse abbastanza gravi sono a carico dell’ex principessa, che insieme al marito Inaki Urdangarin è accusata di appropriazione indebita, e riciclaggio, i Pubblici Ministeri di Palma di Maiorca erano da diverso tempo che stavano indagando sugli affari poco chiari dell’ex campione di palla a mano, Inaki Urdangarin.
Da quanto si è venuto a sapere, era stata la duchessa Cristina, che tramite il suo avvocato aveva chiesto di essere esentata dal titolo nobiliare, ma il Re di Spagna tramite il portavoce del palazzo reale ha fatto sapere che il Re stesso aveva preso questa decisione prima ancora di vedere la richiesta fatta dalla sorella Cristina.
L’infanta ovviamente nega le accuse di frode fiscale, ma la coppia reale, è accusata di appropriazione indebita per oltre 5 milioni di euro, denaro pubblico che a quanto sembra sia proveniente dall’Istituto Noos, una fondazione caritatevole; nella fattispecie la principessa è accusata di coinvolgimento nella presunta truffa.
E’ la prima volta nella storia moderna della Spagna, che un membro della famiglia reale, deve affrontare un processo per corruzione (che si era preannunciato già qualche anno fa) di cosi vasta entità; l’infanta Cristina è la più giovane figlia dell’ex Re Juan Carlos, che abdicò lo scorso anno.
Probabilmente la decisione di Re Filippo di togliere il titolo di duchessa alla sorella Cristina non è stata delle più facili, e risulta essere la prima in assoluto (mai un monarca di Spagna si era spinto a tanto), sicuramente in questo periodo di forte crisi che la Spagna, e quasi tutta Europa sta attraversando, ha fatto si che la decisione del sovrano di Spagna sia di esempio per tutti.
La corruzione che sta dilagando in tutti i settori della vita pubblica di diversi Paesi europei, sta mettendo a repentaglio lo stato sociale di quest’ultimi, se la “piaga” non verrà sanata i rispettivi governi saranno costretti a misure “dolorose”, ma questo particolare non toccherà chi è corrotto.
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