Ha scritto due bigliettini alla famiglia e poco dopo si è tolta la vita impiccandosi con una corda che aveva fissato al montante della porta, mentre a Venezia il carnevale impazzava. Residente a Castello, la donna 41 anni, era originaria del Lido e disoccupata da tempo, non ha retto al fatto di essere disoccupata.
Non mi è dato a sapere il suo nome, ma so da notizie riportate dai quotidiani locali che aveva in ogni modo tentato di procurarsi un lavoro qualunque purché onesto e dignitoso, che le permettesse di procurarsi un po’ di denaro per vivere, ma niente da fare.
E poi è arrivato (come succede a tutti i disoccupati) quel angoscia che giorno dopo giorno l’ha logorata nel profondo della sua dignità, uno stato si sofferenza che mettono anche in crisi i rapporti familiari e quelli affettivi, portandola al punto di lasciare anche il suo fidanzato.
E’ stata la sorella ad accorgersi della tragedia, che angosciata perché non riuscendo a contattarla si è recata presso la sua abitazione ma non ha ricevuto nessuna risposta al citofono; dopo qualche minuto si accorge della sorella da una finestra aperta e chiama subito i soccorsi che giunti sul posto non hanno potuto fare più nulla, tranne che constatare il decesso della donna.
In questi ultimi giorni nella zona di Castello, dove risiedeva la donna si è deciso di fare una raccolta fondi per poter dare una degna sepoltura alla salma.
Siamo all’ennesimo caso di disoccupati che si suicidano per la mancanza di lavoro, che per chi vive solo di questo, è la cosa più importante.
Per chi non ha altre fonti di reddito il lavoro è un “bene primario”, ma evidentemente e a giudicare dal numero dei disoccupati che si toglie ogni giorno la vita, questo “particolare” non interessa quasi a nessuno.
Se nei prossimi anni non si farà qualcosa di veramente concreto per questo problema sociale, le cose potrebbero peggiorare.
A Voi ogni lecito commento. Grazie.